giovedì 24 aprile 2014

Recensione: "Il gioco dei sensi" di Shiloh Walker




"Stravaccato su un lettino da mare, una bottiglia di birra in mano, 
Colby Mathis recitò per la quinta volta il suo mantra:
questa sì che è vita.
In pensione anticipata da un lavoro governativo,
le sue pochissime responsabilità riguardavano perlopiù la gestione di una libreria ben avviata.
Non aveva obblighi verso nessuno, nessuna vita dipendeva da lui.(...)
Trascorreva le sue giornate su una spiaggia assolata.(...)
Lontano, lontanissimo da quando lavorava in una task force dell'FBI
in cui gran parte degli agenti aveva perso la testa.(...)
Dopo il lavoro, sarebbe tornato a casa per una serata tranquilla.
Innaffiata di Jack Daniel's. Stava rimurginando troppo,
rischiando di avere di nuovo quegli incubi. Meglio affogarli nell'alcol.(...)
Poteva rilassarsi. Dimenticare tutti i suoi fallimenti.
Scordarsi del lavoro, di tutte le persone che aveva perduto.
Doveva solo riuscirci. Si era lasciato quella vita alle spalle. Ormai non lo riguardava più...
D'un tratto il suo cuore iniziò a palpitare.(...)
Uno sciame di puntini neri gli offuscò la vista per un minuto e poi scomparve,
e la sua visuale assunse una chiarezza spaventosa e surreale.(...)
Chiunque altro avrebbe creduto di essere in preda a un attacco di panico
o addirittura di un infarto.
Ma Colby sapeva di cosa si trattava. Non era un infarto. Sarebbe stato meglio.
Perchè quello che stava accadendo era l'ultima cosa al mondo che avrebbe voluto accadesse.
Non poteva farlo, non di nuovo.(...)
Era appena un adolescente quando i suoi poteri psichici lo avevano investito per la prima volta.
A volte le visioni erano intense.
Questa lo era abbastanza da risucchiargli tutta l'aria dai polmoni." 




Nonostante sia stata una sua scelta, Colby non riesce ad adattarsi alla sua nuova vita. Credeva che lasciare l'FBI servisse a scacciare i suoi demoni interiori, le sue angoscianti visioni, a ritrovare la pace con se stesso, ma più passa il tempo più si rende conto che nonostante tutto, lui è e resterà sempre un agente governativo, che lo voglia o no. A complicare ulteriormente la situazione, quello stesso giorno, dopo ben quindici anni, Colby riceve l'inaspettata visita del tenente Mica Greer.

"Già prima di voltarsi e vederla, sapeva.
E non per una sorta di preveggenza.(...)
Colby sentiva per istinto che i guai erano in arrivo.
Guai... un metro e settantacinque di guai.(...)
Gli occhi -di una strana e profonda sfumatura blu violetto-
erano celati dietro gli occhiali da sole. 
Colby poteva solo immaginare quanto disprezzo vi avrebbe scorto.(...)
Mica Greer non aveva mai avuto molta simpatia per i sensitivi.
Assurdo, visto che lei era una di loro.
O forse non troppo assurdo, immaginò lui.
Il rifiuto è un modo di negare il problema, no?
Il dono di Mica, proprio come il suo, era stato instabile.
A differenza sua, però, lei non aveva imparato a stabilizzarlo da sola attraverso la pratica.
Le serviva un patner.(...) Per qualche tempo avevano lavorato insieme.
Il dono di Mica era cresciuto, sbocciato... come quella strana cosa tra loro.
Poi lei aveva smesso di accogliere tutte quelle follie del cazzo nella propria vita.
Si era tirata indietro. 
Non solo era uscita dall'unità, ma aveva lasciato proprio l'FBI. E anche lui...(...)
-Qualunque cosa tu voglia, Mica, non posso aiutarti. Và via.-
-Non sai cosa voglio.-(...)
Continuò a giocare con la sabbia. Meglio quello che saltarle addosso.
E la tentazione era forte.(...)
Lo prese per il braccio e quel semplice tocco quasi lo immobilizzò.(...)
Era stato un massacro senza spargimento di sangue.
Lei aveva abbassato la guardia e ora non tentava nemmeno più di zittire i propri pensieri.(...)
C'era pochissimo sangue, un fatto inquietante, 
dal momento che la vittima era ricoperta di tagli da capo a piedi (...)
-Ho bisogno del tuo aiuto.(...) Ho mollato te. 
Ho mollato l'agenzia perchè non riuscivo a sopportare ciò che accadeva 
quando usavamo insieme i nostri poteri. Non ero abbastanza forte ecco tutto.(...) 
Perciò me ne sono andata. Vuoi odiarmi per questo? Fallo.(...) 
Non mi devi niente. Ma un'altra donna verrà uccisa. 
Lo so. Lo sento. 
Per quanto riguarda le indagini bracoliamo nel buio. 
Un'altra donna troverà la morte e non potremo aiutarla. E lei non ha fatto niente di male.-"




Il modus operandi de "Il chirurgo" è ormai diventato inconfondibile: un tulipano viola abbandonato sul corpo martoriato di ogni giovane donna che uccide. Colby, dopo un'iniziale voglia di fuggire lontano da Mica e da ciò che significa per lui tornare sul campo dopo quasi due anni, non riesce a tirarsi indietro. La sua coscienza non glielo permette e nemmeno il suo cuore, ancora dolorosamente legato a quello di lei.




Riusciranno insieme a trovare il serial killer 
prima che venga compiuto il prossimo massacro?
Mica scenderà a patti con se stessa 
e con quella parte misteriosa e oscura di sè che le fa così paura?
E il sentimento che una volta non è bastato a tenerli uniti... 
troverà oggi ragione di esistere ancora?


Il commento di Michela

"Il gioco dei sensi", titolo che a mio avviso non poteva essere più appropriato per descrivere questo libro. Questa è davvero una storia che racchiude in sè elementi quali mistero, fascino, sensualità e morte. Un mix ben dosato, che rende la storia davvero intrigante. A livello narrativo, i fatti vengono raccontati dal punto di vista di entrambi i protagonisti e questo permette al lettore di avere un quadro emotivo ad ampio spettro dell'intera storia. L'erotismo è presente ma in modo non eccessivo -senza offuscare la trama- e senza volgarità, molta invece la suspence creata dall'autrice, fino a fine romanzo. Possiamo quindi promuovere a pieni voti questo ottimo thriller, sapientemente mescolato a una sana dose di passione, che non guasta mai.

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