martedì 5 luglio 2011

Made in Italy con Alessia Rocchi











La storia

Anno del Signore 1476: un’imbarcazione raggiunge l’isola di Snagov. Al timone Petru, il traghettatore, al suo fianco il Conte Nikefóros Ánghelos gravato di un triste fardello.


"Una folata di vento spostò i lunghi capelli corvini dinanzi al viso,
svelando una tensione che l’ampio mantello nero foderato di pelliccia di lupo

non riusciva a trattenere.

Dal momento in cui era salito sulla barca,
il Conte non aveva detto una parola. I colori delicati del cielo sfumavano nel pallore spettrale del suo volto. Le nere sopracciglia erano aggrottate, gli occhi ridotti a due fessure. Di tanto in tanto abbassava lo sguardo sul cadavere avvolto in un sudario di cui si era eletto custode nel corso di quel macabro viaggio."






Il feretro che giace ai suoi piedi avvolge il corpo di Vlad III Dracula, per tutti il terribile Impalatore ma per lui un amico, forse l’unico vero amico che abbia mai avuto. Memori degli orrori perpetrati dal principe, i monaci di Snagov si rifiutano di seppellire il corpo in terra consacrata scatenando l’ira del Conte. Pur ricorrendo ai suoi poteri di Vampiro, egli fatica a imporre la sua volontà tanto che a un certo punto si vede costretto alla fuga. È sul punto di riprendere il largo quando un incontro imprevisto e una dolorosa visione riportano a galla il passato. Attraverso i ricordi dell’Ánghelos due storie prendono così vita sulla carta: la storia personale di Vlad III Dracula, dall’infanzia tormentata, fino all’ascesa al trono di Valacchia e alla sua sconfitta per mano dei Turchi e quella del conte Nikefóros Ánghelos, angelo divenuto Vampiro per una maledizione, braccato dal demone Lilith e impegnato nella ricerca della Stanza della Purificazione, luogo in cui, forse, potrà trovare la Pace e dare un senso alla sua condizione.


"Io non posso piangere, Caltuna, perché chi mi trasformò nel Vampiro stabilì che non ne avevo diritto. Le lacrime si formano, ma diventano ghiaccio e non possono scorrere."





Due destini segnati da sangue e dolore che si incroceranno per mano di Doamna, la bella principessa dagli occhi viola moglie di Vlad III. Quest’ultimo, infatti, si rivolgerà al Conte per chiedere il suo aiuto.


«Mia moglie, la principessa Doamna, è malata». Calò il silenzio, come se il principe facesse fatica a pronunciare quelle parole. «Lei è un angelo che ha smesso di volare a causa di una malattia che nessuno è in grado di curare. Voi siete la mia ultima speranza».





Sarà questo l’inizio di una grande amicizia che sancirà l’alleanza tra la Stirpe del Drago e quella del Serpente vergando le pagine di un bellissimo racconto maledetto.


Il commento di Miriam

Sulla figura leggendaria di Dracula si è scritto tantissimo, al punto da aver alimentato quello che scherzosamente potremmo definire un vero e proprio fenomeno di “vampirismo letterario”. Cionondimeno, Alessia Rocchi ci suggerisce una chiave di lettura originale e interessante. Alla ricostruzione storica delle vicende personali che contraddistinguono la biografia del sanguinario principe di Valacchia, si affianca un’analisi psicologica del personaggio tesa, se non a giustificare, a rendere comprensibili i tratti più cruenti del suo carattere così come alcuni comportamenti apparentemente illogici. Il ritratto che se ne ricava è quello di un una personalità assai complessa in cui convivono sentimenti contrastanti. All’immagine dell’efferato impalatore, infatti, in più di un’occasione si sovrapporrà quella di un uomo segnato da esperienze dolorosissime e capace di grande tenerezza. L’assenza di un confine netto tra bene e male può essere considerata il leitmotiv dell’intera opera. Enigmatica e contraddittoria appare anche la figura di Nikefóros Ánghelos, l’angelo/vampiro incapace di piangere eppure preda di sentimenti profondi. In questo modo il lettore si sente spiazzato, emotivamente coinvolto ma allo stesso tempo impossibilitato a schierarsi con certezza dall’una o l’altra parte.

La storia è caratterizzata da un susseguirsi fitto di avvenimenti e nonostante si tratti del secondo capitolo di una saga, si riesce a seguirne il filo senza intoppi. La costante alternanza di passi cruenti e passi densi di pathos è tale da poter soddisfare tanto le aspettative degli appassionati di horror quanto quelle degli animi più romantici. Con sorprendente abilità l’autrice fonde storia a mitologia, orrore e poesia, proponendoci un romanzo di struggente bellezza.


L'intervista

Alessia benvenuta al Gloria’s Literary Café. Intanto che ci gustiamo una buona tazza di caffè, ti va di presentarti ai nostri lettori e di raccontarci come nasce la tua passione per la scrittura?

-Ciao Gloria e grazie per avermi invitata al Gloria’s Literary Café. Ho trentotto anni e sono dell’Acquario. Detto questo, posso dire che la passione per la scrittura nasce tanto tempo fa, quando ero ancora un’adolescente.

Parliamo di Ánghelos, l’angelo/vampiro protagonista della tua saga. Quando e come questo straordinario personaggio ha preso vita nel tuo immaginario?

-Il Conte Nikefóros Ánghelos, la mia croce e la mia delizia! Questo personaggio, che incarna una sofferenza ancestrale, nasce molti anni fa – come spesso dico eravamo ancora nel XX secolo -. Nasce in un momento molto brutto della mia vita in cui ogni cosa sembrava perduta. All’improvviso, un giorno decisi che dovevo fare qualcosa per risollevarmi e il primo pensiero è stato quello di prendere un quaderno e una penna e cominciare a scrivere qualcosa. L’amore per i Vampiri c’era già da tantissimo tempo, l’amore per il medioevo anche. Ho messo insieme queste due cose e piano piano è nato il personaggio del Conte Nikefóros Ánghelos.

Il secondo capitolo della saga, “Il Libro Oscuro di Dracula”, è incentrato sulla figura storica del crudelissimo principe di Valacchia. Dal romanzo, ma anche dalla bibliografia pubblicata in coda, si evince che hai dedicato studi approfonditi alla sua biografia. Cosa ti affascina di questo personaggio?

-In coda ai miei romanzi c’è sempre una bibliografia perché mi piace rendere partecipe il lettore del “viaggio” intellettuale che mi ha portata alla stesura della storia e del motivo per cui l’ho strutturata così. Il Principe Vlad III Dracula fu leggenda sia in vita che in morte. Fin da quando era vivo, su di lui si raccontavano storie terrificanti. Inoltre, il mistero che avvolge la sua morte e la sua sepoltura – vera o presunta – sull’isola di Snagov, accentuano questa sua aura oscura. Credo che Vlad III Dracula abbia avuto una vita difficilissima e gran parte delle sue terribili azioni siano una conseguenza di una serie di avvenimenti terribili che fu costretto a subire fin da piccolo. Attenzione, lungi da me giustificare certe aberrazioni di Dracula! Tradito, ingannato, lasciato solo durante le crociate, Vlad non si è mai tirato indietro, affrontando il nemico fino all’ultimo.

L’amore: salvezza o perdizione. Nel romanzo sembra essere entrambe le cose. E nella vita? Cos’è per te? È più facile perdersi o salvarsi attraverso l’amore?

-Ti ringrazio Gloria perché questa è una domanda molto bella che colpisce nel segno. Nei miei romanzi difficilmente si trova un amore che riesca a realizzarsi senza incontrare intoppi o dolori aggiunti. Attraverso l’amore, il Conte Vampiro Nikefóros Ánghelos, ha trovato la strada per avvicinarsi alla Stanza della Purificazione ossia il luogo destinato a lui fin dalla notte dei tempi in cui dovrà scontare la sua condanna. Una volta però che il Conte ha sfiorato l’amore qualcosa cambia, tutto si dissolve tra le pieghe della perdizione e del dolore. Chissà, forse questo è un altro aspetto di quella antica condanna.
Per quanto mi riguarda, nella vita reale non mi piace come si intende l’amore al giorno d’oggi. Mi sembra una parola abusata; un sentimento meraviglioso e terribile allo stesso tempo, a cui non si dà il valore che gli appartiene. Amore è una parola urlata, messa qua e là tanto per attirare le masse, svilendo il senso reale di questo sentimento. Un sentimento magico che ti imbriglia come non mai e dentro cui ti perdi sprofondando negli abissi di quella speciale follia che solo l’amore sa dare. In fondo, non fu il filosofo Blaise Pascal a dire:“Il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce”? Per me l’amore è sacrificio, ma non nel senso di rinuncia o sopportazione. Sacrificio nel senso vero della parola: far diventare una cosa sacra. E l’amore si sacralizza con il dialogo, l’ascolto dell’altro, cedere in qualche cosa e non chiedere niente in cambio. Che cos’è per me l’amore? Una faticaccia!


Girovagando in rete mi sono imbattuta nel tuo blog. Mi ha colpito particolarmente questa frase: “La vita è un libro sempre aperto…”
Potendo scegliere, quale libro sarebbe la tua? C’è un romanzo che non smetteresti mai di leggere?

-Niente vampiri, niente ambientazioni gotiche La mia vita sarebbe il romanzo di George Orwell 1984. È un libro che non chiuderei mai: perché è attualissimo; perché insegna a mantenere il pensiero libero; perché ci impone a non permettere a nessuno di toglierci la nostra umanità.

Per concludere ti propongo un giochino. Immaginiamo di leggere i fondi del caffè che abbiamo gustato nel corso di questa chiacchierata. Cosa vorresti vedere nel tuo prossimo futuro?

-Mi piacerebbe continuare a scrivere perché ho tante storie da raccontare. Mi piacerebbe anche crearmi una famiglia, una vita. Cose semplici. Ma come tutte le cose semplici, è sempre difficile realizzarle. Qualcuno sa spiegarmi il perché?

Grazie Alessia per essere stata con noi e in bocca al lupo per tutti i tuoi progetti letterari.

-Crepi il lupo, Gloria! Grazie a te e al blog Gloria’s Literary Café per avermi dato la possibilità di parlare un po’ di me. Vi abbraccio forte….Oh, dimenticavo! Un saluto anche da parte del Conte Nikefóros Ánghelos, il Vampiro.

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